Franco Ricciardiello

LIBRETTO

Franco Ricciardiello ha pubblicato il suo primo racconto nel 1981, e ha proseguito per quasi vent’anni con oltre cinquanta racconti nel campo della fantascienza. Nel 1998 vince il Premio Urania con il romanzo Ai margini del caos, che appare presso Mondadori e viene tradotto e pubblicato anche in Francia. Dopo il secondo Urania si dedica anche al thriller e alla letteratura gialla, e collabora all’enciclopedia a dispense “Scrivere” della Rizzoli con il volume dedicato allo Stile letterario. Ha insegnato per vent’anni scrittura creativa a Biella, Vercelli e Genova e tenuto seminari sulla letteratura. Il suo primo romanzo non di genere è Disertori (2015); l’ultima pubblicazione è Termidoro (2016), avventura che racconta un viaggio nel tempo fino alla rivoluzione francese.

Come e perché sei stato coinvolto nel progetto Amar Riso?

Sono stato coinvolto da una delle ideatrici del musical, Donatella Terzolo, con la quale già collaboravo per un club di ascolto musicale. Avevo scritto in precedenza sceneggiature cinematografiche rimaste inedite: la mia idea è stata quella di rivedere il film di De Santis e mantenermi il più possibile fedele al racconto cinematografico. Naturalmente il teatro ha spazi e tempi differenti, per cui ho dovuto lavorare molto per adattare le scene, soprattutto su richiesta del regista Gianluca Mischiatti.

In cosa consiste il tuo contributo al musical?

Ho scritto il libretto, dialoghi compresi. Questi ultimi hanno richiesto una riscrittura pressoché continua in corso d’opera. Il ritmo delle scene determina il tempo del musical, che deve accompagnare il momento della punteggiatura musicale, consistente nelle sei canzoni originali scritte da Francesco Cilione, dalle canzoni tradizionali e dalla colonna sonora. Quando poi si è trattato di decidere sulla composizione delle canzoni, momento fondamentale per un musical, mi sono offerto di scrivere io i testi perché fossero più coerenti con il libretto. Come primo esperimento, ho messo le mie parole sopra la musica che Francesco Cilione aveva scritto per Valigie di cartone, il pezzo solista di Francesca. Dalla successiva canzone in poi però abbiamo lavorato in maniera differente, io stendevo il testo e Francesco lo adattava a una musica ancora da scrivere.

Come ti trovi a lavorare insieme a altri?

Per forza di cose il lavoro di scrittura è solitario; eppure nel caso di questo musical teatrale non solamente è essenziale andare avanti con il gruppo, con l’intero staff, ma ne costituisce la parte più divertente e produttiva. Inoltre assistere alle prove, che per quanto riguarda il mio compito di librettista è una sorta di dopolavoro, mi permette di assecondare un’altra passione, la fotografia.

Fotografia di Mariella Ferrari

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